Il Dizionario Treccani, a proposito dell’Omeostasi, ci dice che si tratta della “Attitudine propria degli organismi viventi a mantenere costante il valore di alcuni parametri interni, che tende di continuo a essere modificato da vari fattori esterni e interni”.
Un concetto che, se applicato alla fisiologia, è sicuramente non semplicissimo ma che possiamo capire facilmente con un esempio: fame e sete sono i meccanismi di “allarme” biologico che ci permettono di tenere in equilibrio i nutrienti e i liquidi indispensabili al benessere del nostro organismo.
Il sistema linfatico è fondamentale per una corretta omeostasi dei liquidi attraverso il drenaggio del liquido interstiziale (linfa) dai tessuti e la sua re-immissione nel flusso sanguigno. Ma quando questo sistema non funziona correttamente si instaura una condizione patologica definita linfedema.
Si tratta di una malattia progressiva, caratterizzata da gonfiore e fibrosi, responsabile di
- problemi funzionali
- diminuzione della qualità della vita
- infezioni ricorrenti
- disfunzione nel trasporto linfatico
A questo quadro dobbiamo aggiungere la possibilità di sviluppare una Linfangectasia intestinale. Si tratta di una malattia rara caratterizzata dalla dilatazione del vaso chilifero con conseguente perdita di linfa nel lume Intestinale.
Il linfedema secondario è solitamente correlato al danneggiamento del sistema linfatico a causa di un tumore e/o dei trattamenti seguiti.
La chirurgia con l’asportazione dei linfonodi (linfadenectomia) può ridurre il funzionamento del sistema linfatico nella stazione interessata, causando un accumulo di linfa a valle dell’area operata.
La radioterapia estesa sui distretti linfonodali può danneggiare linfonodi e vasi linfatici, determinando la formazione di un tessuto fibroso che ostruisce il flusso della linfa.
Le cellule tumorali che si diffondono ai linfonodi possono ostruire i vasi linfatici e gli stessi linfonodi, causando un accumulo di linfa.
Un tumore adiacente può comprimere i vasi linfatici e bloccare i linfonodi più vicini, soprattutto se è voluminoso.
Anche alcuni nuovi chemioterapici possono causare linfedema.
Il sintomo principale è l’edema, prevalentemente bilaterale degli arti inferiori. L’edema può essere da moderato a grave con versamento pleurico, pericardite o ascite chilosa.
Gli approcci terapeutici per il trattamento del linfedema includono numerose pratiche non farmacologiche tra le quali le più consolidate risultano essere il bendaggio elastocompressivo ed i trattamenti fisioterapici. Ulteriori aspetti rilevanti da considerare includono il controllo del peso corporeo e l’adozione di diete specifiche, che possano consentire una riduzione degli indici infiammatori e dei fattori correlati a linfedema.
L’assetto nutrizionale, infatti, è un aspetto molto rilevante nell’ambito del trattamento di qualsiasi patologia vascolare come abbiamo avuto modo di ascoltare nella nostra intervista esclusiva al Prof. Giovanni Tinelli (Chirurgo Vascolare, Resp.le UO Terapie Endovascolari Policlinico Gemelli IRCCS) e di cui potete ascoltare la versione integrale sul nostro canale YouTube
Eccone un significativo passaggio: “Abbiamo parlato dell’importanza dell’alimentazione al fine di poter prevenire quelle che sono le patologie cardiovascolari e, soprattutto nella parte arteriosa, la prevenzione dell’aterosclerosi attraverso una corretta alimentazione. Quando questa non è più sufficiente, si possono instaurare delle terapie con Alimenti ai Fini medici Speciali che danno un sostegno integrativo a vantaggio del paziente al fine di rallentare, o anche alcune volte sospendere, la progressione della malattia” è l’opinione del Professore.
“Questo è un concetto importante – conclude il Professore – perché possiamo intervenire non attraverso un trattamento farmacologico vero e proprio, ma attraverso un sostegno degli Alimenti ai Fini medici Speciali che possono andare a compiere un’azione integrativa, ma specifica per la patologia. Attraverso l’utilizzo di questo tipo di sostegno, il paziente ha tutte le carte per riuscire a contenere la patologia in considerazione di fattori di rischio ‘attivati’.
L’approccio nutrizionale proposto da GHS si basa sull’utilizzo di uno specifico Alimento a Fini Medici Speciali (AFMS), specificamente formulato e indicato per la gestione dietetica di pazienti affetti da linfedema, alterazioni della funzione veno-linfatica, del tessuto e dell’omeostasi vascolare e nella linfangectasia intestinale.
La formula è particolarmente ricca e completa, caratterizzata dalla presenza di Trigliceridi a media catena, Proteine del siero del latte idrolizzate, Vitamine A, E, C, Vitamine del gruppo B, miscela di estratti vegetali ricchi di polifenoli e antocianidine, fibre ad azione prebiotica, Omega-3, Rutina.
Ecco in dettaglio – nella tabella – le componenti della formula e il razionale del loro impiego.
È importante sottolineare che nell’ambito del trattamento nutrizionale del linfedema, occorre garantire un corretto apporto proteico, nel quadro di una dieta di tipo anti-infiammatorio.
Pertanto la somministrazione di una dieta con nutrienti dalle proprietà anti-infiammatorie come fibre prebiotiche, omega-3 e polifenoli può determinare un notevole incremento dello stato di salute dei soggetti affetti da linfedema.
Un altro aspetto da considerare a livello nutrizionale riguarda l’assetto immunitario di tali pazienti che speso risulta compromesso, con incremento del rischio di contrarre infezioni. A tale scopo la somministrazione a specifici dosaggi di macro e micronutrienti essenziali quali vit. A, E, C, gruppo B, Prebiotici, ed Omega-3.
La formula è arricchita in rutina, un bioflavonoide in piante tra cui quelle appartenenti alla famiglia delle Rutaceae, da cui la sostanza prende il nome. Le piante più ricche di rutina sono i germogli della Sofora del Giappone (Sophora japonica), le foglie di una specie di eucalipto (Eucalyptus macrorhyncha) e le foglie di grano saraceno (Fagopyrum esculentum).
La principale proprietà di tale estratto sta nel coadiuvare la fisiologica permeabilità dei capillari, contrastando la formazione di edemi; la rutina è conosciuta anche come vitamina P proprio grazie alla capacità di regolare l’omeostasi della permeabilità dei capillari sanguigni.
La presenza di estratto di aronia melanocarpa consente, grazie alla elevata presenza di polifenoli, una modulazione del microbiota ed un incremento delle funzioni vascolari come dimostrato in uno studio di recentissima pubblicazione (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31152545)